Discesa dello Spirito Santo (recto) - Studio per un soffitto piano a cassettoni poggiante su pilastri trabeati (verso)

Baldassarre Franceschini detto Volterrano

(Volterra, Pisa, 1611 – Firenze 1690)

  • 1655–1656 circa
  • Pietra rossa e acquerello rosso, rialzi di biacca e tracce di pietra nera (r.); pietra rossa (v.) su carta beige a vergelle
  • 340mm x 370 mm
  • Filigrana: figura non identificata entro cerchio singolo

Proveniente dalla collezione dello storico dell’arte Erich Schleier con il generico riferimento a “Scuola fiorentina della fine del XVII secolo”, il foglio esposto, notevole per dimensioni e disegnato a matita rossa su entrambe le facce, presenta caratteri stilistici che già a prima vista – come si preciserà in seguito –risultano immediatamente riconducibili alla mano di Baldassarre Franceschini detto il Volterrano, uno dei massimi protagonisti della pittura fiorentina del Seicento.

Mirabile sintesi fra libertà del segno nella resa delle figure e rigore prospettico applicato al contestoarchitettonico, lo studio compositivo delineato sul recto del foglio visualizza una Discesa dello Spirito Santo(Atti degli Apostoli (2, 1–4) ambientata all’interno di una vasta loggia innalzata su un basamento, scandita sul fronte da quattro pilastri trabeati e comunicante con l’esterno per mezzo di tre aperture di forma rettangolare: due speculari e di uguale ampiezza posizionate in coppia alle estremità della fabbrica, in corrispondenza dei pilastri angolari, e una terza apertura centrale, di luce assai più estesa, sormontata da unacartella incorniciata da volute e accessibile dal piano di calpestio mediante una finta scalinata a gradini semicircolari. Nello spazio interno alla loggia, percorsa in profondità dalle linee di fuga tracciate lungo ilpavimento e il soffitto a cassettoni (al quale si ricollega anche lo schizzo sul verso), dieci degli Apostoli si dispongono in semicerchio – cinque per parte in perfetta simmetria – attorno alla Madonna seduta a braccia aperte al centro del vano, in asse con la scala di accesso e sovrastata in linea retta dal simbolo dell’Eucarestiae dalla colomba dello Spirito Santo irradiante fiammelle su tutti gli astanti. I due Apostoli che mancanoall’appello, l’uno in piedi e l’altro inginocchiato, si stagliano di profilo attraverso le aperture laterali, a sinistra e a destra della scena principale quasi fossero le ante di un trittico.

Sebbene le fonti antiche, a cominciare dal biografo Filippo Baldinucci, non menzionino la Discesa dello Spirito Santo fra i soggetti affrontati dal Volterrano nell’arco della sua attività professionale, alcuni aspetti di natura compositiva e stilistica inducono ad assegnare al pittore l’esecuzione del presente disegno, preparatorio per un Theatrum sacrum legato ai riti delle Quarantore – come parrebbe suggerire la compresenza, del tutto inusuale in una Pentecoste, del simbolo eucaristico e della colomba dello Spirito Santo – o più ragionevolmente per un affresco mai approdato alla traduzione pittorica. Se l’espediente della finta scala posizionata ai piedi della scena, trait d’union fra spazio reale e spazio immaginario, ha come precedente il ciclo di affreschi nel cortile di villa La Petraia eseguito da Baldassarre per Don Lorenzo de’ Medici lungo il decennio 1636–1646, il tratto grafico sicuro e fluente che caratterizza all’interno dellaDiscesa dello Spirito Santo le figure della Vergine e degli Apostoli, differenziati nelle pose e nei rispettivi atteggiamenti, trova invece perfetta consonanza sul piano dello stile con i numerosi studi dal modello che il pittore, reduce dal suo terzo soggiorno a Roma nel 1653, aveva delineato in preparazione della Madonna col Bambino e santi, pala già sull’altar maggiore della chiesa di Santa Chiara a Volterra (e oggi nella locale Pinacoteca Comunale) e ivi pervenuta nel giugno del 1655 su richiesta della badessa Marzia Inghirami.

Ma la prova che dissipa ogni dubbio sull’autografia volterranesca del foglio in esame scaturisce dall’avvenuto riconoscimento nel vasto corpus grafico del pittore di ben cinque studi a pietra rossa dal modello maschile in posa – quattro dei quali inediti – preparatori per altrettante figure di Apostoli e oggetto di uno studio approfondito di prossima pubblicazione. A sostegno dell’autografia si allega, quale termine diconfronto, l’immagine di uno dei cinque fogli nominati: s‘intende lo Studio di giovane uomo sedutocatalogato all’Albertina di Vienna sotto il nome del Volterrano ma senza collegamenti a opere certe (Fig.) eoggi da ritenersi propedeutico per l’Apostolo raffigurato a mani giunte a sinistra della Madonna sul recto del presente foglio.

Una datazione della Discesa dello Spirito Santo qui presentata attorno al 1655–1656, in contiguità temporale con la Pala di Volterra, appare dunque la più indicata.

Maria Cecilia Fabbri

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