Scena di stregoneria
Domenico Guidobono
(Savona 1668 – Napoli 1746)
- 1695 – 1700 ca
- Pietra nera, penna, inchiostro bruno, acquarellature grigie e a in- chiostro bruno su carta avorio
- 132 x 214 mm (5.19 x 8.42 in)
Vendita illustre a: National Gallery Washington
Questo disegno, preparatorio per il dipinto alla Galleria Nazionale di Parma, è stato attribuito in maniera alterna a Domenico e più recentemente alla mano di Bartolomeo1.
Non è semplice distinguere le mani dei due artisti in pittura ed è ugualmente difficile per quanto concerne la grafica. Si possono però riscontrare alcuni dati stilistici che fanno propendere per la mano di Domenico.
Innanzitutto il tono sognante, quasi da favola, che tutta l’impostazione della scena predilige: nonostante si stia svolgendo una stregoneria “di sangue” (mediante l’uccisione di un innocente) la scena si presenta beffarda e dal tono irriverente con tutti gli animali che partecipano riuniti nella medesima camera.
La ricerca per i dettagli è una diretta derivazione dai modi di Bartolomeo ma posti in una chiave più decorativa e giustapposti nello spazio. Il viso tagliente della strega, l’incisività delle linee di demarcazione dei profili (volto, corpi, panneggi) e l’utilizzo del pennello mediante le acquarellature delle ombre o per descrivere l’ondulazione della stoffa del tavolo (su cui brilla la candela il cui contorno luminoso è lasciato a risparmio) sono i fattori dirimenti per attribuire questo foglio a Domenico Guidobono.
I due fratelli si cimentarono spesso in scena stregonesche o alchemiche: ricordiamo le due tele con Medea che ringiovanisce Esone una in collezione privata e l’altra conservata allo Stanford University Museum of Art (Alice Meyer Buck Fund) di Bartolomeo e la Maga con sua figlia al Metropolitan Museum di New York assegnato a Domenico2.
Il disegno in studio è la prima idea per il dipinto conservato alla Galleria Nazionale di Parma3. Le due opere condividono impostazione, impianto, figure e tutto il tono alchemico, naturalmente il foglio presenta delle varianti come l’uccello che sorvola la scena è posto a sinistra nel dipinto anziché a destra. Inoltre nel foglio mancano, ad esempio, la serpe che affronta il gatto, il teschio di cavallo sulla sinistra, i libri di astrologia sulla destra sotto il globo. L’uccello in volo potrebbe essere identificato con un airone. Il nome scientifico della famiglia di questi volatili è ardeide poiché, seguendo quanto racconta Ovidio nelle Metamorfosi, quando Enea vinse su Turno e bruciò la città di Ardea si levò in volo un airone.
Rimanendo nel campo delle ipotesi e rimanendo dell’avviso che l’interpretazione di questi soggetti risulta essere di grande difficoltà, si può suggerire la lettura del foglio, e dunque del dipinto, come una rappresentazione della vita nelle varie fasi di crescita e decadimento del corpo umano e più in generale degli esseri viventi destinati a ritornare cenere. Il legame però con una vittoria umana come quella di Enea potrebbe avere una accezione positiva nella visione della parabola della vita mediante un airone, interpretato come una fenice, che risorge dalle ceneri.
1 Per le varie attribuzioni si veda: Giuseppe Cirillo, Dipinti e disegni inediti del Cinquecento parmense a proposito del nuovo catalogo della Galleria Nazionale, in ‘Parma per l’arte’, V-VI, 1999 – 2000, p. 13 (come Domenico Guidobono);
Mary Newcome Schleier, Bartolomeo e Domenico Guidobono, presentazione di Andreina Griseri, contributi di Arrigo Cameirana (ceramica) e Anna Orlando (natura morta), Torino, 2002, pp. 146-147 scheda D3a (come Bartolomeo Guidobono).
Il disegno è altresì pubblicato in Giovanni Copertini, Un disegno probabile di Luca Cambiaso, in ‘Parma per l’arte’, II, 1961, pp. 134, 138, fig. 5.
2 Si veda: Favole e magie. I Guidobono pittori del Barocco, catalogo di mostra a cura di Clelia Arnaldi di Balme, Giovanni Romano, Mary Newcome Schleier, Gelsomina Spione, Torino, Palazzo Madama Museo Civico d’Arte Antica 29 maggio – 2 settembre 2012, per i dipinti citati schede 10 e 18 (autrice Gelsomina Spione), pp. 56-57, 72-73.
3 Si veda con profitto: Mary Newcome Schleier, Bartolomeo e Domenico Guidobono cit., pp. 82-83 scheda M23a (come Bartolomeo Guidobono).
Il dipinto ha avuto la medesima sorte del disegno in studio per quanto riguarda le alterne attribuzioni che, a mio avviso, vanno sciolte in direzione di Domenico (si veda poco sopra la nota 1).
G. Cirillo, Dipinti e disegni inediti del Cinque- cento parmense a proposito del nuovo catalogo della Galleria Nazionale, in ‘Parma per l’arte’, V-VI, 1999 – 2000, p. 13 (come Domenico Guidobono);
M. Newcome Schleier, Bartolomeo e Domenico Guidobono, presentazione di Andreina Griseri, contributi di Arrigo Cameirana (ceramica) e Anna Orlando (natura morta), Torino, 2002, pp. 146-147 scheda D3a (come Bartolomeo Guidobono).
Il disegno è altresì pubblicato in G. Copertini, Un disegno probabile di Luca Cambiaso, in ‘Parma per l’arte’, II, 1961, pp. 134, 138, fig. 5.