Interno di chiesa
Giovanni Migliara
(Alessandria 1785 – Milano 1837)
- Penna e inchiostro nero, acquerello grigio e biacca su carta nocciola.
- 201 × 256 mm
- Iscrizioni: in basso a sinistra, in penna e inchiostro nero: ‘Giovanni Migliara fe 1821’.
Figura di spicco dell’arte romantica lombarda, Migliara fu ai suoi tempi (e resta ancora oggi) uno degli artisti più amati del primo Ottocento italiano1.
Di umili origini, si trasferisce precocemente a Milano, dove grazie al suo peculiare talento disegnativo viene nominato ad appena ventitré anni scenografo del Teatro alla Scala (1806). Il mondo del teatro e della scenografia resta un tema dominante della sua produzione, riconoscibile nella cura rivolta alla costruzione prospettica dell’immagine e nell’innata capacità di disporre le figure all’interno della scena.
Questo Interno di chiesa appartiene alla produzione matura di Migliara. A partire dal 1810, a causa di gravi problemi di salute, l’artista abbandona il teatro e si dedica alla realizzazione di piccoli soggetti storici e di genere, guadagnandosi un’enorme fama tra i collezionisti contemporanei e prendendo le distanze dal dominante gusto neoclassico propugnato da Andrea Appiani (1754-1817) e Giuseppe Bossi (1777-1815).
Inizialmente ispirato dai maestri veneziani del Settecento (c. 1812- 1815), guarda in seguito alla pittura fiamminga (dopo il 1817) e a temi troubadour e picareschi (dal 1819). Il nostro Interno, firmato e datato 1822, risale all’epoca in cui il pittore, giunto all’apice del successo, si concede lunghi viaggi di studio in Italia e in Europa nei quali trova l’ispirazione per i propri soggetti.
All’interno della luminosa cripta gotica sono infatti riconoscibili manufatti e personaggi appartenenti a tutte le epoche e a tutti gli stili, dal Romanico al Neoclassico al Rinascimento: un vero e proprio museo immaginario che illustra la ricchezza di interessi e la profondità di conoscenze del primo romanticismo italiano.
1 La letteratura su Migliara è vasta, con molte precoci monografie e cataloghi di mostre dedicati sia ai suoi dipinti che ai suoi disegni (vedi almeno Morazzoni 1945, Alessandria 1980 e Torino 1979). Tra i contributi più recenti si ricordano Milano 2019, Torino 2013 e Facchin 2010. Il testo di riferimento per la sua opera grafica è L’opera grafica 1979.