A cura di Luca Giunta Baroni

La resa plastica, il bianco degli occhi e il taglio del collo suggeriscono che questa testa virile sia ispirata a una scultura classica1. Come suggerito dal caratteristico ciuffo bipartito sulla fronte, quest’ultima può essere identificata in uno dei marmi più celebri del tardo Rinascimento, il busto di Alessandro Magno morente.

Artista ellenistico, Alessandro morente. Firenze, Le Gallerie degli Uffizi
Fig. 1. Artista ellenistico, Alessandro morente. Firenze, Le Gallerie degli Uffizi


Il prototipo più noto, una copia ellenistica anticamente ritenuto l’originale lisippeo (e l’unico ritratto superstite del grande condottiero), si trovava verso il 1550 nella collezione romana del cardinale Pio da Carpi, approdando alcuni anni più tardi nelle raccolte medicee degli Uffizi (fig. 1)2.

Nell’Idea del Tempio della Pittura (1590), Lomazzo ricordava enfaticamente come ‘il grande scoltore Lisippo… scolpì, maggiore assai del naturale, Alessandro Macedone ferito... In questa statua egli espresse con singolar magistero la gran concavità degli occhi, la quadratura del naso e di tutti gli altri membri con somma armonia e consonanza tra di loro, le quali quadrature hanno poi imitato i moderni Polidoro, Michelangelo e Raffaello, per abbellire la nostra maniera moderna al pari della antica. E ciò con grandissimo giudizio, poscia che… la testa particolarmente è stimata dagl’intendenti dell’arte la più rara et artificiosa che ora si trovi al mondo3.

Cristofano Roncalli, Dying Alexander. Haarlem, Teylers Museum.
Fig. 2 Cristofano Roncalli, Dying Alexander. Haarlem, Teylers Museum.

Tale entusiasmo è confermato dall’ininterrotta serie di disegni, schizzi, copie e derivazioni tratte da vari artisti tra Cinque Seicento, tra cui spiccano per qualità quelli di Girolamo da Carpi nel suo Taccuino romano (c. 1553), Bartolomeo Passerotti e Cristofano Roncalli (fig. 2).

Il nostro foglio, di grande impegno e raffinatezza esecutiva, si inserisce a pieno diritto nella tipologia del disegno tratto da una scultura classica.

L’autore adotta un insolito punto di vista frontale, pensato per mettere in evidenza l’espressione del condottiero morente; il progressivo aggiustamento dei contorni che conferisce all’immagine un effetto di vibrazione e movimento.

Stilisticamente, il disegno è databile al primo quarto del Seicento; più difficile determinare l’area di provenienza, verosimilmente fiorentina o centroitaliana. La fattura del tratteggio e una certa sensuale morbidezza pontormesca delle labbra ricorda da vicino alcuni studi di teste del già citato Roncalli, sebbene la diffusione del soggetto imponga prudenza su più stringenti ipotesi attributive4.

1 On this practice see Kurtz 1942, pp. 222-226; New York 1988; Pierguidi 2015, pp. 363-377, and the recent essay by Calogero 2021, pp. 193-208, with prev. bibl.

2 Erkinger Schwarzenberg, From the Alessandro Morente to the Alexandre Richelieu. The Portraiture of Alexander the Great in Seventeenth-Century Italy and France, “Journal of the Warburg and Courtauld Institutes”, XXXII (1969), pp. 398- 405;

Maria Chiara Monaco, Ancora sull’«Alessandro morente» della Galleria degli Uffizi, “Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts Römische Abteilung”, 113 (2007), pp. 175-206.

3 Giovanni Paolo Lomazzo, Trattato dell’arte de la pittura, Milano 1584, p. 43.

4 Florence, Uffizi, GDS, no. 453 R recto / verso. On Roncalli’s studies after classical heads see Northampton /Ithaca 2012-2013, pp. 30-33, no. 28 (entry by Andrew C. Weislogel).

Otto Kurz, A sculpture by Guido Reni, “The Burlington Magazine for Connoisseurs”, LXXXI (1942), pp.222-226

Creative copies. Interpretative drawings from Michelangelo to Picasso, exh. cat. (New York, The Drawing Center, 1988), ed. by Egbert Haverkamp-Begemann, Carolyn Logan, London 1988

Stefano Pierguidi, Il “Seneca” di Guido Reni e il dibattito sul primato tra Naturale e Antico, “Strenna storica bolognese”, LXV (2015), pp. 363-377

Marcello Calogero, Drawing tradition: Malvasia, Alfonso Lombardi, and the use of models in Bologna, “Master drawings”, LIX, 2 (Summer 2021), pp. 193-208

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