Scrittoio da viaggio
Arte franco-fiamminga
(Fine del XVII secolo) Venduto
- Noce, bois de violette, ebano del Macassar, bosso, quercia
- 45 × 20 × 32 cm
La produzione di set da scrittura è antica quanto la scrittura stessa. Gli esemplari più antichi, limitati a una coppia di tavolette giuntate con una cavità all’interno per contenere gli strumenti, risalgono all’età del Bronzo; diffusi in tutto il Mediterraneo, il vicino e il lontano Oriente, costituiscono una tipologia di oggetto trasversale a tutte le epoche e le culture1.
Nel medioevo europeo, gli scrittoi portatili andarono progressivamente assestandosi su due tipologie principale: una trapezoidale, caratterizzata dal piano inclinato e pensata per costituire un supporto al foglio di carta, e una espressamente concepita per i viaggi, nella forma di una scatola ripartita all’interno in vari scompartimenti2.
L’evoluzione degli strumenti da scrittura ha fatto sì che pochi scrittoi siano sopravvissuti nella loro forma e con i contenuti originali; fanno eccezione alcuni, di particolare raffinatezza e preziosità, entrati nelle grandi collezioni principesche europee e custoditi come vere e proprie opere d’arte3.
La solidità e compattezza della nostra scatola, così come l’ingegnoso sistema a ribaltina che permetteva di tenere i fogli al di sotto del coperchio, la presenza di uno scompartimento ‘segreto’ al di sotto del fondo e l’uso di legni esotici (ebano del Macassar e Bois de Violette brasiliano) suggerisce di identificarla come una cassetta da capitano, pensata per tenere in ordine gli strumenti da scrittura a dispetto del rollare della nave4.
Tali oggetti erano particolarmente ricercati e spesso accompagnavano il proprietario per tutta la vita, venendo successivamente trasmessi da una generazione all’altra.
La lavorazione e gli stilemi decorativi suggeriscono una collocazione franco-fiamminga di epoca Luigi XIV.
1 Payton 1991, pp. 99-106; Devonshire 1919, pp. 241-243, 245.
2 Thornton 1984, pp. 246-251; Koeppe et al. 2012, n. 255, pp. 284-286 (text by Wolfram Koeppe).
3 Meadow 2005, pp. 39-38.
4 We thank Franco De Ruvo for having identified the woods present.
Robert Payton, The Ulu Burun Writing-Board Set, “Anatolian
Studies”, XLI (1991), pp. 99-106
Henriette Caroline Devonshire, Sultan Salâhed Dîn’s Writing-Box in the National Museum of Arab Art, Cairo, “The
Burlington Magazine for Connoisseurs”, XXXV, 201 (December 1919), pp. 241- 243, 245
Peter Thornton, Cassoni, Forzieri, Goffani, and Cassette:
Terminology and Its Problems, “Apollo”, 120 (October 1984),
pp. 246-251.
Wolfram Koeppe et al., The Robert Lehman Collection. Decorative Arts - XV, Princeton 2012
Mark A. Meadow, Quiccheberg and the copious object. Wenzel Jamnitzer’s silver writing box, in Melville 2005, pp. 39-58