A cura di Andrea Bacchi

Questo magnifico Saturno, siglato sul retro “A.B.”, iniziali da sciogliersi con “Andrea Brustolon”, costituisce forse in assoluto la più bella e complessa terracotta del grande maestro veneto, specialista dell’intaglio, che sia giunta a noi. Pubblicata per la prima volta nel 2000, nel repertorio della scultura veneta da me curato, è stata immediatamente messa in relazione con una delle opere più importanti della carriera di Brustolon, ovvero le sei statue in legno di cirmolo realizzate per il conte Tiopo Piloni, di Belluno, acquistate poi dal conte Francesco Tauro di Feltre, nel 1803, e oggi alla Fondazione Coin di Venezia1.

Le statue, descritte in un’anonima dissertazione manoscritta redatta quando passarono di proprietà all’inizio del XIX secolo, raffigurano, secondo le identificazioni proposte già allora in quel documento, Saturno, Mercurio, Tizio, Giustizia, Prudenza e Grazia, e misurano ciascuna, con gli elaborati e finissimi basamenti, 240 × 90 × 60 cm circa2.

Per il Saturno, rappresentato con i suoi classici attributi della falce e della clessidra (legati al concetto del Tempo, per via dell’associazione di Chronos/Tempo con Xronos/Saturno magistralmente studiata da Erwin Panofsky nei suoi Studies in Iconology del 1939), e còlto nell’atto di divorare uno dei suoi figli (presumibilmente Giove), ci rimane un altro modelletto in terracotta, di dimensioni analoghe (31.5 × 14 cm), in cui l’invenzione era già stata messa a fuoco (il dio, in piedi, ha il figlio nella mano sinistra, portata alla bocca, e la mano destra sollevata nel gesto di tenere la lunga falce, perduta o assente); anche questo pezzo, sempre in collezione privata, reca sul retro incisa una data, 17223.

La data di completamento delle statue Piloni è stata sempre indicata dalla critica, a partire dall’inizio del Novecento, nel 1727, che è anche la data incisa sul retro di un ritratto a mezzo rilievo in terracotta del committente, opera riferita anch’essa al Brustolon, conservato oggi al Museo Civico di Belluno4.

Non ci sono elementi certi, peraltro, per affermare che davvero il processo creativo occupò l’artista per cinque anni. Ci rimane, forse, anche un’altra terracotta preparatoria per questo ciclo, quella relativa alla cosiddetta Grazia, non datata né siglata, ma è significativo che un’altra ancora, indicata genericamente come un Pugilatore, sia datata e siglata “1722”, “A.B.”, e presenti singolari somiglianze con il Tizio del ciclo Piloni. L’ipotesi di Susanna Zanuso che si tratti di una prima idea per quella statua sembra convincente5.

Proprio come nel caso del presente Saturno, Brustolon avrebbe profondamente modificato l’invenzione prima di arrivare alla sua definizione finale nella statua lignea. Il dio della terracotta qui in oggetto, infatti, non è raffigurato nell’iconografia classica che prevedeva l’atto di mangiare i figli, ed è invece associato a due draghi che si immagina stiano trainando un carro, che peraltro non venne nemmeno abbozzato dallo scultore. Esiste almeno un precedente per questa soluzione, il bozzetto di Noël Coypel (Parigi 1628-1707) per un soffitto non realizzato (ma il cui programma era stato descritto da André Félibien) nel Castello di Versailles, ma in genere i draghi non erano automaticamente collegati a Saturno6. Nella celebre mascherata fiorentina della genealogia degli dei del 1565, puntualmente descritta da Baccio Baldini, ad esempio, il carro di Saturno era trainato da buoi, mentre era quello di Demogorgone ad avere un tiro di draghi7.

Baldini aveva peraltro scritto che questi animali fantastici erano stati assegnati a Demogorgone, il primo dio della sfilata, perché “havesser più somiglianza con la divinità”, antica e immortale, ed era in genere proprio Saturno ad essere indicato come il padre di tutti gli dei, quindi quanto messo in immagini da Coypel e Brustolon non è del tutto insolita8. Ad ogni modo, in un secondo tempo l’intagliatore veneto sembra decidesse di raffigurare tutte quelle sei statue in piedi, senza suggerire la presenza di un carro.

Ma sono molti gli interrogativi che, a livello iconografico, solleva il ciclo Piloni. Sorprendente è innanzi tutto l’associazione tra tre figure mitologiche maschili a quelle che invece sembrano tre personificazioni allegoriche femminili, ed è anche strana la sequenza che prevede due divinità (Saturno e Mercurio) seguite da uno dei dannati per ubris, Tizio. Una seria ed approfondita lettura di queste invenzioni non è mai stata condotta, e non è ad esempio possibile sostenere che la testa decapitata ai piedi di Mercurio sia semplicemente quella di un morto, a suggerire la funzione del dio come psicopompòs, perché doveva trattarsi della testa di Argo9.

Ma questi cambiamenti iconografici, al pari della sopravvivenza di varie terrecotte preparatorie, dimostrano l’eccezionale importanza di quella commissione, ed il Saturno qui discusso potrebbe anche sembrare un’opera pensata già per il collezionismo privato, tanto curata e sensibile è la sua modellazione. Del resto le terrecotte create come oggetti da collezione furono una tipologia nella quale, come sappiamo, il nostro scultore eccelleva se già un suo contemporaneo, il canonico bellunese Scipione Orzesio, poteva dedicare una composizione poetica “al signore Andrea Brustolon pe’ suoi modelli in creta” 10.

Osservando da vicino questo Saturno, paiono rilevanti tanto la bellissima, vellutata finitura delle superfici quanto il modo di incidere delicatamente la terracotta con brevi tratti replicati per suggerire le asperità del terreno in primo piano, di quella sorta di muretto, sul fondo, cui pare appoggiarsi Saturno, così come l’anatomia dei draghi. Del tutto tipici di Brustolon sono poi gli atteggiamenti convulsi, drammatici, dei due fanciulli che ritroviamo in tante opere del nostro: dal Fornimento Venier alle pale sacre per Belluno.

Non è ancora stata fatta pienamente luce sulla formazione dello scultore: sull’eventualità cioè che egli abbia lavorato o meno con il genovese Filippo Parodi, documentato in Veneto solo dopo il 1680. Allo stesso modo rimane da approfondire un suo probabile soggiorno romano, non documentato ma ricordato dalle fonti e attestato altresì da una serie di suoi disegni che riproducono vari marmi classici così come gli affreschi della Galleria Farnese11.

D’altra parte è stato indicata in più occasioni una sua attenzione nei confronti della pittura di Sebastiano Ricci: un’attenzione che la terracotta qui presentata conferma pienamente. Infatti tanto l’andamento dei panneggi quanto la resa dell’anatomia, elegante e sensibile al tempo stesso, dialoga esplicitamente con vari brani di Sebastiano e si pensi, per fare un esempio ben noto allo scultore, a quelli che si vedono nelle tele per palazzo Fulcis Bertoldi a Belluno, eseguite nei primi anni del Settecento. Se dunque le coordinate culturali che presiedono al suo sviluppo stilistico non sono state ancora del tutto messe a fuoco, rimane incontrovertibile la potente originalità del suo linguaggio, tanto nelle opere in legno quanto nelle terrecotte. Come attesta autorevolmente proprio anche il Saturno qui presentato, Brustolon va dunque considerato come una delle voci più importanti della scultura italiana di primo Settecento, e non solo lo straordinario Michel Ange du bois ammirato da Balzac.

Andrea Bacchi

1 Zanuso 2000c, p. 708; the history of these statues had already been reconstructed, when they were still in the hands of the heirs of Tugni-Tauro (and therefore in Feltre), in Biasuz, Buttignon 1969, pp. 116 and 314, notes 97-98.

2 Biasuz, Buttignon 1969, pp. 314-315, note 98.

3 De Grassi 2009, p. 61; Belluno 2009, p. 359 n. 129 (entry by Massimo de Grassi).

4 Biasuz, Buttignon 1969, p. 115; Zanuso 2000c, p. 708; Belluno 2009, p. 324, n. 28, p. 361, n. 133 (entry by Massimo de Grassi). We don’t know much about the Tiopo Piloni portrayed there (except that he was 54 years old in 1727, as reported in the Latin inscription of the portrait itself), and that he was a namesake of the Tiopo mentioned in Piloni 1607, pp. 108, 131, 135. The historical Giorgio Piloni who lived between the 16th and 17th centuries remains the most illustrious representative of the family from Belluno. On him (and on his library) see the articles collected in the monographic issue of “Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore”, LXXIX, n. 336, 2008 (published in the centenary of the Historia just mentioned: Piloni 1607).

5 For the Grace see Belluno 2009 p. 359, no. 130 (entry by Massimo de Grassi). According to De Grassi, however (p. 61) it would be a terracotta dating back to around 1710 and not precisely linked to the Piloni statue; for the so-called Boxer, see Zanuso 2000c, p. 708; the hypothesis was rejected in De Grassi 2009, p. 61.

6 Versailles 1998, p. 148; Milovanovic 2000, p. 122.

7 Baldini 1565, p. 23; see also the relative drawing, in Firenze 1966, p. 28 and fig. 7. On the iconography of Saturn according to 16th-century mythography, the basis for all subsequent solutions, see Cartari 1571, ed. 1996, pp. 41-64. 8. Baldini 1565, p. 8 and Firenze 1966, pp. 21-22.

9 Belluno 2009, p. 325, no. 30 (entry by Massimo de Grassi).

10 De Grassi 2009, pp. 65-67.

11 Zanuso 2000c, p. 706; De Grassi 2009, pp. 18-22.

Baccio Baldini, Discorso sopra la mascherata della geneologia degl’Iddei de’ gentili, Firenze 1565

Andrea Brustolon 1662-1732: “Il Michelangelo del legno”
, ehx. cat. (Belluno, Palazzo Crepadona, 28.03-12.7.2009), ed. by Anna Maria Spiazzi, Massimo De Grassi, Giovanna Galasso, Milan 2009

La peinture a Versailles, XVIIe siècle, exh. cat. (Versailles, musée du Chateau, 1998), ed. by Thierry Bajou, Paris, 1998

Giuseppe Biasuz, Maria Giovanna Buttignon, Andrea Brustolon, Padova 1969

Vincenzo Cartari, Le immagini degli dèi, Venezia 1571, ed. by Caterina Volpi, Roma 1996

Massimo De Grassi, “Per altrui vaghezza”. Le terrecotte di Andrea Brustolon, in Belluno 2009, pp. 56-67

Mostra di disegni vasariani, exh. cat. (Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, 1966), ed. by Anna Maria Petrioli, Firenze 1966

Nicolas Milovanovic, Les plafonds des grands appartements de Versailles: un traité du bon gouvernement, “Monuments et mémoires de la Fondation Eugène Piot”, 78 (2000), pp. 85- 139

Susanna Zanuso, Brustolon, Andrea, in Bacchi, Zanuso 2000 pp. 708;

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