Humani victus instrumenta – Strumenti dell’agricoltura
Giuseppe Arcimboldo (maniera di)
(post 1569 – ante 1575) Venduto
- Acquaforte e bulino. Stato I/2 inedito.
- 394mm × 263mm
- Filigrana: figura nel cerchio.
L’incisione, di rarità eccezionale e in impeccabili condizioni di conservazione, era nota fino ad oggi in un unico esemplare conservato a New York (Metropolitan Museum of Art) e pubblicato a Venezia dallo stampatore Giacomo Dini (fig. 1)1.
Il confronto con il nostro foglio rivela che la prova americana, rifilata e priva del secondo tratto esterno di inquadramento, è in realtà un secondo stato. L’opera qui presentata, completa di tutta la parte incisa, risulta infatti l’unica prova nota con l’indirizzo dell’editore Francesco Camocio, attivo a Venezia tra il 1552 e il 15752.
Lo stesso Camocio risulta editore di una seconda stampa, anch’essa parte, come questa, della serie Strumenti per il sostegno dell’uomo e raffigurante gli Strumenti da cucina (fig. 2). Entrambe derivano con ogni probabilità da una coppia di incisioni più piccole, stampate anch’esse a Venezia e datate rispettivamente 1567 (Agricoltura) e 1569 (Cucina)3.
Le circostanze esecutive dei due prototipi pittorici sono ricordate da Lomazzo nel Trattato dell’Arte della Pittura (1584): ‘Giuseppe Arcimboldi… dipinse à Massimiliano Imperatore… l’agricoltura, componendole tutti i membri de gli Instrumenti d’essa arte. Così fece Carlo da Crema [confuso da Lomazzo con il pittore cremasco Giovanni da Monte, N.d.R.], il qual figurò la cucina con tutti i suoi instrumenti’4.
Stando a questa ricostruzione la coppia di dipinti, oggi perduta, sarebbe stata eseguita durante la convivenza di Arcimboldo e Giovanni da Monte presso la corte asburgica e prima del rientro di Giovanni a Milano (1583)5, dove fornì a Lomazzo le informazioni riportate nel Trattato6.
Una variante dell’incisione qui commentata, quasi identica ma ottenuta da un’altra matrice, si trova a Boston (Museum of Fine Arts). Attribuita a Nicolò Nelli e stampata dal tipografo veneziano Luca Bertelli (attivo 1550-1580), è stata identificata come una copia leggermente ingrandita del nostro esemplare7.
1 New York, Metropolitan Museum of Art, no. 1977.652.1 (cfr. New York 2011, p. 65, n. 45, ill.; entry by N. Orenstein).
2 Cosimo Palagiano, Camocio, Giovan Francesco, “Dizionario Biografico degli Italiani”, XVII (1974), ad vocem. Apparently the published died in 1574-75 during a plague.
3 Versions recorded in Venezia, Benno Geiger collection (Agriculture) and Copenaghen, Kunstindustriemuseet – Bildesamlingen (both versions): see. Geiger 1954, plate 37; Venice 1987, pp. 114-115, and Milano 2011, p. 232, n. 247. Another version of the Instruments of Kitchen is in Paris, Charles Ratton collection.
4 Giovanni Paolo Lomazzo, Trattato dell’arte de la pittura, Milano 1584, pp. 349-350.
5Giovanni da Monte: un pittore da Crema all’Europa, Bergamo 1996, p. 15; Conti 2001, ad vocem.
6 A probably later copy of the Instruments of Kitchen is in Christian IV’s study in the Rosenborg Castle (Denmark).
7 Boston, Museum of Fine Art, no. 57.534, 410 × 281 mm (Geiger 1954, plate 37; Boston, Cleveland, Washington 1989, p. 50, no. 24). Another exemplar from the same plate is in the Baselitz Collection (Gèneve 2002, p. 50, no. 24).