Studio per il ritratto di Vincenzo Vettori (recto) San Francesco orante (verso)

L’esuberante freschezza grafica del Volterrano è ben conosciuta dagli studiosi quanto dagli appassionati di disegno poiché, tra gli artisti fiorentini aderenti per un certo periodo ai modi di Pietro da Cortona, egli seppe distinguersi in quanto ad originalità, capacità compositiva ed energia del segno.

L’esempio che possiamo osservare in questo foglio, completamete eseguito a pietra rossa, risulta essere magistrale: velocità e precisione, tratti sintetici e caratterizzazione formale, stile e descrizione naturalista. Nei tratti veloci e rapidi del Volterrano troviamo tutta la sicurezza e l’esperienza di un disegnatore esperto, dedito al matitatoio ogni giorno, capace di riassumere in pochi segni connotati fisiognomici e partiti luministici: un vero maestro.

...con una mano fuori dal ferraiolo scoperta e collare con la trina.

Come ha notato Maria Cecilia Fabbri, la quale ha pubblicato per la prima volta questo disegno, il foglio può essere messo in relazione con un ritratto dipinto appartenuto al cardinale Giovan Carlo de’ Medici ricordato da Filippo Baldinucci. L’effigiato era il cavaliere gerosolimitano Vincenzo di Paolo Vettori, all’epoca del ritratto all’incirca sedicenne e paggio di valigia del cardinale, descritto dal letterato fiorentino come vestito di nero “con una mano fuori dal ferraiolo scoperta e collare con la trina” ¹. Il dipinto è ancora ricordato esposto nel 1729 al chiostro grande della Santissima Annunziata, dato in prestito dal discendente Paolo Maria Vettori.

Lo stile del foglio vicino agli studi della pala di Volterra, l’età presunta dell’effigiato e la foggia del colletto, fanno propendere la Fabbri per una datazione, peraltro condivisa dallo scrivente, verso il 1654.