A cura di Donatella Biagi Maino

Lo squisito dipinto raffigura, in termini di preziosa eleganza, la giovane martire Eufemia di Calcedonia di Bitinia in procinto di ricevere il martirio. Ne è autore, senza alcun dubbio, il grande artista bolognese Donato Creti, uno degli interpreti della pittura europea del primo Settecento, che ha dato realtà visiva alla vicenda della giovinetta che subì il martirio all’inizio delle persecuzioni volute da Diocleziano; Eufemia rifiutò, nonostante le torture, di abiurare la fede cristiana e fu data in pasto ai leoni che, giusta la leggenda agiografica, dopo averla uccisa non ne divorarono il corpo riconoscendone la santità.

Alla santa greca venne dedicato un monastero a Rimini, e nel Settecento fu commissionata al Creti, attivo in più occasioni per la cittadina, una grande pala d’altare, che purtroppo fu tra i tre dipinti riminesi rimossi in età napoleonica dalla loro sede. L’opera dal 1822 è collocata ad Osnago, presso Milano, pur essendo di pertinenza della Pinacoteca di Brera1.

Donato Creti, Sant’Eufemia di Calcedonia. Parrocchia di San Stefano, Osnago, Milan
Donato Creti, Sant’Eufemia di Calcedonia. Parrocchia di San Stefano, Osnago, Milan

Di quel dipinto, siglato dall’autore e che si data al 1735 in ragione di un poema laudativo ad esso indirizzato2, magnifico per invenzione e sostenuta enfasi poetica, l’opera in questione, splendida immagine di forte contenuto cultuale e poetico, costituisce dunque il precedente, lo studio quasi in tutto definitivo della giovane3, che si consegna al martirio in un gesto di piena accettazione, fidente e forte nella fede.

Un’immagine che risponde ai dettami che Prospero Lambertini, futuro papa Benedetto XIV e dal 1731 arcivescovo di Bologna, raccomandava agli artisti della sua città, rifacendosi al precedente del cardinale Paleotti, che nel suo Discorso sulle immagini sacre e profane scaturito dalle prescrizioni del Concilio di Trento, chiedeva ai pittori la massima chiarezza nel dialogo con i fedeli4.

Il Creti seppe corrispondere con estrema sapienza alle richieste della cattolicità, misurandosi con le difficoltà dell’invenzione nella piccola dimensione consona al suo talento e molto amata, che gli concedeva, assai più che nell’opera finita, di dare luogo alla propensione per una pittura lieve, lucente, fatta di tocchi leggeri e di scrittura raffinatissima.

Si osservino, nell’opera in questione, la squisita grazia del maneggio del pennello intriso di colore chiaro a delineare le pieghe nel manto dal bellissimo colore giallo intenso e azzurro cielo, dei rapidi tocchi di colore che definiscono la veste raffinata – Eufemia era di nobile famiglia –, la franchezza del disegno delle pieghe geometrizzanti, caratteristica dello stile così peculiare del nostro. Tutto ciò concorre a far comprendere il motivo che conduce a in- dicare, con certezza, Donato Creti quale uno dei maggiori pittori in Europa nei primi decenni del secolo dei Lumi.

1 Donatella Biagi Maino, scheda firmata, in Pinacoteca di Brera. Scuola emiliana, a cura di Federico Zeri, Electa, Milano 1991, pp. 186- 187. Ivi le notizie sul dipinto, che reca la sigla <D. C. B. P>, Donatus Cretis Bononiensis Pinxit, che misura 300 x 180 cm, ed è custodita nella parrocchiale di Osnago, dove fu collocata nel 1822 dopo essere stata sottratta alle monache dagli agenti napoleonici, nel 1811.

2 Il marchese Diotallevi Bonadrata creò a quella data una composizione di lode: ivi.

3 Rispetto all’opera finita il bozzetto presenta un minor nodo del mantello, manca della decorazione che orna lo scollo della veste e delle catene che trattengono le braccia della santa al ceppo.

4 Gabriele Paleotti, Discorso sulle immagini sacre e profane, Alessandro Benacci, Bologna 1582: Prospero Lambertini dimostrò, anche nella protezione accordata all’Accademia Clementina di Pittura, Scultura e Architettura dell’Istituto delle Scienze della città, prestigiosa istituzione che il Creti aveva contribuito a creare, la concordanza con i precetti del predecessore alla cattedra di Bologna (cfr. Donatella Biagi Maino, a cura di, in L’immagine del Settecento da luigi Ferdinando Marsili a Benedetto XIV, Allemandi, Torino 2005: alle pp. 39-46 è discusso l’apporto del Creti alla cultura del suo tempo).

Opere Correlate