A cura di Luca Fiorentino

Non vi sono dubbi sulla paternità di questo foglio attribuibile con certezza a Pelagio Palagi. Il tono aulico del soggetto e la trattazione più scanzonata che Pelagio riserva per questo foglio rendono il tema divertente.

L’autore ha evidentemente ben superato la fase bolognese e romana in cui i suoi mentori erano artisti del calibro di Felice Giani e Vincenzo Camuccini, siamo quindi in una fase matura della sua opera e più personale in cui si può confrontare apertamente con Francesco Hayez.

Il disegno, di grandi dimensioni, potrebbe essere preparatorio per qualche palazzo nobiliare torinese (Pelagio fu chiamato a Torino da Carlo Alberto nel 1828) tenendo conto della datazione cui si vuole far risalire il foglio.

Raffinato nel tratto, che scompare ai nostri occhi tramite un sapiente utilizzo dell’acquarello, definisce le figure che si stagliano tramite morbidi chiaroscuri in un divertente gioco di sguardi che rende partecipe lo stesso osservatore esterno. Disegno di grande impegno, crea una mediazione, per dirla con le parole di Fernando Mazzocca, tra la grazia neosettecentesca e lo stile purista a cui si era vincolato in quegli anni1.

1 Si vedano, per confronto diretto con il foglio in trattazione, i disegni conservati nel fondo Palagi all’Archiginnasio di Bologna:

L’ombra di core. Disegni dal Fondo Palagi della Biblioteca dell’Archiginnasio, a cura di Claudio Poppi, Galleria Comunale d’arte moderna “Giorgio Morandi”, Novembre 1988-Marzo 1989, Casalecchio di Reno (Bologna), 1989, schede di Fernando Mazzocca nn. 109-117, pp. 143-147.

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