A cura di Luca Fiorentino

Il segno inconfondibile di Ubaldo così tagliente e vibrante, calligrafico e deciso si riscontra pienamente in questo splendido foglio caricato nei toni e nel chiaroscuro dal sapiente uso del pennello tramite acquarellature giustapposte. I contrasti chiaroscurali sono infatti marcati lasciando alla carta intonsa il valore timbrico più alto per il partito dei bianchi.

Come già Nicholas Turner ebbe modo di notare in disegni similari, il margine del disegno, ricercato e voluto dall’artista, ha una duplice funzione. Tecnicamente serve per lasciare uno spazio di carta non “aggredito” dall’acquarellatura e di conseguenza riesce a non far arricciare il foglio al contatto con l’elemento acquoso. Il secondo, e non meno importante, è quello di incorniciare il disegno medesimo facendolo dunque risaltare e, nel medesimo tempo, renderlo perfettamente autonomo, al pari di un dipinto1. Molti fogli di Ubaldo infatti, in collezioni pubbliche o private, presentano questa cornice ed anche il medesimo stile calligrafico meravigliosamente caricato dalle acquarellature.

L’antica attribuzione ad Annibale Carracci è comprensibile e spesso viene ritrovata nei fogli dei Gandolfi. L’alta qualità della produzione grafica della famiglia Gandolfi ha sempre generato confusione nel passato tanto da associare i loro disegni al più importante artista bolognese del Seicento.

1 Si ritiene inoltre che il bordo bianco abbia anche un richiamo al mondo della grafica, infatti spesso nelle stampe è evidente questo spazio che circoscrive l’opera.

Per questa tipologia di disegni si veda: Nicholas Turner, La fusione dei media: la simbiosi tra disegno e pittura nell’opera dei Gandolfi, in Gaetano e Ubaldo Gandolfi. Opere scelte, a cura di Donatella Biagi Maino, Cento (Ferrara), auditorium di San Lorenzo 13 aprile-16 giugno 2002, Torino, 2002, pp. 45-48.

Per i disegni di Ubaldo si veda anche: Donatella Biagi Maino, Ubaldo Gandolfi, Torino, 1990; I Gandolfi. Disegni dalla raccolta Certani alla Fondazione Giorgio Cini, a cura di Marco Riccomini, Venezia, 2018.

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