A cura di Luca Giunta Baroni

Nel suo pionieristico articolo sull'artista del 1969, Jaap Bolten definisce Gherardo Cibo (allora ancora noto con il nome fittizio di Ulisse Severino da Cingoli) ‘un binario parallelo nella storia dell'arte1. Gherardo si distingue, infatti, come uno dei disegnatori più autonomi e originali del Cinquecento; i suoi interessi botanici e alchemici lo fanno sembrare più vicino al mondo dell’Europa del Nord che non al brillante ambiente rinascimentale italiano a cui, di fatto, appartiene2.

Nato nel 1512 in una famiglia aristocratica genovese imparentata con papa Innocenzo VIII (1483-1492), Gherardo riceve un’educazione da gentiluomo, prima a Roma e poi nel corso di una serie di missioni diplomatiche che lo portarono in Germania, Francia e nelle Fiandre. Intorno al 1540 decide di ritirarsi nel bucolico borgo di Rocca Contrada (l'attuale Arcevia), nelle Marche, non lontano da Ancona, e di dedicarsi interamente alle sue vere passioni: la botanica, la geologia, la musica e il disegno .

Tra le sue realizzazioni più notevoli si ricordano la composizione del primo erbario conosciuto (Roma, Biblioteca Angelica) e l'illustrazione del De Re Medica di Pietro Andrea Mattioli (Londra, British Library), oggi considerata una delle più interessanti e affascinanti testimonianze della storia della botanica e dell'illustrazione scientifica.

La vasta produzione di disegni di Gherardo è intimamente connessa con la sua ricerca scientifica e con i suoi contatti giovanili con il mondo fiammingo e tedesco. Assieme ai suoi studi di minerali, piante, nuvole e paesaggi ritratti dal vero, un piccolo ma significativo segmento della sua produzione è dedicato ai paesaggi di fantasia, eseguiti per il proprio piacere e accuratamente rifiniti con vivaci colori. Il piccolo, delizioso disegno qui discusso rappresenta un'isola fortificata con, tutt’attorno, alcuni galeoni e galee ormeggiati.

Questo soggetto può essere confrontato con lo sfondo di una pagina del De Re Medica di Mattioli, a sua volta riconoscibile come una veduta trasfigurata della fortezza di San Marino (Rimini), con una grande pagina raffigurante la Pesca (Fossombrone, Biblioteca Passionei) e con uno studio di un Porto naturale in collezione privata2. Inoltre, lo stesso interesse per la rappresentazione del poetico colore viola che caratterizza l'alba sulla costa adriatica (dove il sole esce dalla linea dell'orizzonte nel mare) si trova nella Veduta di un promontorio fortificato custodita presso la Morgan Library (fig. 1).

Gherardo Cibo, View of a Fortified Headland. Pen and brown ink and watercolour on blue paper, 197 × 285 mm. New York, The Morgan Library and Museum | 1962.13.
Fig. 1. Gherardo Cibo, View of a Fortified Headland. Pen and brown ink and watercolour on blue paper, 197 × 285 mm. New York, The Morgan Library and Museum | 1962.13.

Anche se la composizione generale della nostra Veduta nasce dalla fantasia, la riconoscibile presenza di una galea veneziana attesta che il disegno è basato su osservazioni di prima mano, come è tipico del brillante sguardo scientifico di Cibo.

1 Bolten 1969.

2 Il testo di riferimento su Cibo è il catalogo della mostra curato da Arnold Nesselrath (Cingoli 1989), da considerarsi insieme alla recensione di Bolten 1990, pp. 193-196) Tra gli studi successivi si ricordano, in particolare, Monaci Moran 1989, pp. 77-84; Eiche 2001, pp. 161-163; Giannotti 2016, pp. 77-84.

3 Gherardo Cibo, Gladiolus Italicus (da De Re Medica di Pietro Andrea Mattioli). Pietra nera, acquerello e colore a olio (?), 265 × 195 mm. Londra, The British Library | Additional 22332, f. 72; id., Battuta di pesca. Pietra nera, acquerello e acquerello opaco su carta azzurra, 280 × 210 mm. Fossombrone, Biblioteca Comunale ‘Passionei’. Il disegno di coll. priv. è riprodotto e illustrato in Cingoli 1989, p. 134, cat. 47.

Cingoli 1989, p. 135, cat. 48 (illustrated).

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