Mendicante seduto che presenta il cappello

Giovanni Gioseffo Dal Sole

(Bologna 1654 – 1719) Venduto

  • Pietra rossa. Incollato sul supporto antico.
  • 297 × 215 mm
  • Al verso, a penna e inchiostro bruno: ‘s’ (in alto); ‘del Sig. Gio. Giosef.° del Sole’. Una seconda scritta a penna e inchiostro bruno, non leggibile, traspare dal verso lungo l’angolo inferiore destro.

A cura di Luca Giunta Baroni

Il 27 settembre 1672, durante una visita alla tenuta del conte bolognese Alessandro Fava, il diciottenne Giovan Gioseffo dal Sole esegue un disegno raffigurante uno dei contadini che lavoravano sulle terre del nobile (fig. 1)1.

Giovanni Gioseffo dal Sole, Standing Countryman Holding a Staff, Red chalk, 291 × 210 mm. New York, Metropolitan Museum of Art | Rogers Fund 1962, 62.132.5
Fig. 1. Giovanni Gioseffo dal Sole, Standing Countryman Holding a Staff, Red chalk, 291 × 210 mm. New York, Metropolitan Museum of Art | Rogers Fund 1962, 62.132.5

Il ritratto, a pietra rossa e accuratamente rifinito, risulta somigliantissimo, come annotato con soddisfazione dallo stesso conte in una scritta apposta in calce all’opera. Questa preziosa indicazione ha permesso, negli anni, di riconoscere alla mano di Giovanni Gioseffo una serie di schizzi a pietra rossa di mendicanti e contadini che costituiscono un affascinante quanto raro contrappunto alla sua più nota opera di pittore sacro.

Oltre al Contadino, oggi a New York, si ricordano il Vecchio con stampelle del Castello Sforzesco di Milano e un vivace Pastore con zampogna che esce da un ruscello di Praga, che condivide con il nostro disegno i medesimi attributi (il bastone il cappello)2.

Queste opere rivelano in Giovanni Gioseffo una vena ironica e un gusto per la rappresentazione di scene campestri, probabilmente influenzata dall’opera del padre Giovanni Antonio Maria (1606-1684), pittore di paesaggi3.

Il nostro Mendicante seduto, che reca sul verso un’iscrizione coeva con il nome dell’artista, costituisce un’importante aggiunta al piccolo corpus4. Rispetto ai fogli citati, particolare cura viene posta nella rappresentazione dei lineamenti e dell’espressione. Lo specifico taglio dell’immagine sulla sinistra farebbe pensare a una possibile destinazione pittorica o incisoria non altrimenti nota.

La rappresentazione dei mendicanti e del piccolo popolo costituisce un filone minore ma ben attestato nell’arte bolognese del Seicento. Si ricorda, ad esempio, la serie delle Arti per via, incise nel 1660 da Giuseppe Maria Mitelli e basate su un gruppo di disegni caricaturali di Annibale Carracci.

Nel caso del nostro disegno, la scelta dell’argomento e la resa espressiva ricordano i fortunatissimi modelli incisori di Jacques Callot (c. 1592 – 1635) e, in particolare, la serie dei Baroni. L’immediatezza dell’immagine, tuttavia, depone a favore di una scena vista dal vero, prontamente fermata in quella che resta una delle più vivaci rappresentazioni lasciateci dall’artista.

1 Il testo di riferimento su Gioseffo è la monografia di Thiem 1990, che ha condensato una serie di importanti contributi precedenti principalmente relativi alla produzione pittorica (Lippi Bruni 1959, pp. 109-114; Colombi Ferretti 1979, pp. 127-134; Roli 1981, pp. 13-23; Lippi Bruni Ta- roni 1987, pp. 59-61) e per cui cfr. anche la recensione di Scrase 1992, pp. 257-258. Sui disegni si vedano almeno Dreyer 1997, pp. 165-166 e Lippi Bruni Taroni 2004, pp. 60-62, mentre tra i contributi più recenti si ricordano Thiem 2003, pp. 33-42; Gasparotto 2005, pp. 165-175; Dari 2015, pp. 57-78.

2 Thiem 1990, pp. 196-197, cat. D20, D21, D22.

3 Thiem 1990, p. 26 e p. 26 nota 18 cita un ulteriore studio di un Mendicante zoppo seduto in poltrona, a pietra rossa, ripr. in Bologna 1979, n. e fig. 2.

4 Simili iscrizioni sono assai frequenti nei fogli di Giovanni Gioseffo; alcune di esse sono identificabili come di mano del conte Fava, che doveva possederne diversi (Thiem 1990, p. 23 ne identifica 7).

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