A cura di Luca Giunta Baroni

Pochi artisti hanno avuto, alla pari di Piazzetta, il dono di saper costruire con pochi tratti veloci un mondo di figure e atteggiamenti. Meglio noto per i suoi grandi studi di teste, l’artista ebbe anche una lunga e proficua collaborazione con il vivace mondo dell’editoria veneziana, al quale fornì numerosi disegni lungo tutto il corso della sua carriera firmando le illustrazioni per testi prestigiosi come il Paradiso perduto di Milton (1745), la Gerusalemme liberata del Tasso (1745) e varie opere letterarie e scientifiche1.

Questo foglio a pietra nera è preparatorio per una delle testatine del sontuoso volume illustrato delle Oeuvres de Messire Jacques Benigne Bossuet2. Nell’Europa illuminista, la limpida dottrina del vescovo e pensatore francese Bossuet (1627- 1704) si poneva come valido antidoto alle nuove correnti del pensiero razionalista e utilitarista.

Verso la metà degli anni ’30, la crescente popolarità dei suoi scritti nel mondo cattolico spinse il noto stampatore veneziano Giovanni Battista Albrizzi (1698-1777) a concepire il progetto di pubblicare la prima edizione integrale in lingua delle sue opere. Per conferire prestigio all’impresa, divisa in dieci volumi editi nel corso di oltre vent’anni (1736-1757), Albrizzi commissionò all’amico Piazzetta una ricca serie di illustrazioni, testate e capilettera, studiati in oltre un centinaio di disegni preparatori per l’incisione oggi conservati presso la Biblioteca Reale di Torino3. Questi ultimi, prevalentemente a pietra rossa, costituiscono il modello finale fornito al team di incisori che lavorava per Albrizzi; il nostro schizzo appartiene invece alla prima fase inventiva dell’opera, nella quale Giovanni Battista studia i rapporti tra le figure e preferisce adoperare, come attestato da altri studi analoghi, la più versatile pietra nera4.

Oeuvres de Bossuet, I V (Albrizzi, Venezia 1738), p. 113
Fig. 1. Oeuvres de Bossuet, I V (Albrizzi, Venezia 1738), p. 113

Lo studio, raffigurante un gruppo di figure che tentano di decifrare un’iscrizione su un cippo antico, è relativo all’illustrazione di testata del capitolo Avertissement aux Protestants, inserito nel IV volume dell’opera edito nel 1738 (fig. 1). La scena, di carattere agreste e bucolico, guarda all’opera del francese Antoine Watteau (1684-1721), assai in voga nella Venezia nei tardi anni ’20, e crea un voluto contrasto con la serietà degli argomenti del volume di Bossuet. Come osservato da Richter , infatti, ‘l’ unità e la pace, nella trasposizione figurata di Piazzetta, sembrano trovare attuazione nel ricupero di una forma di semplicità naturale che ancora si porta dietro, s’intende, situazioni e temi cari alla visione arcadica del mondo5.

Il carattere leggero dell’immagine ha permesso il suo riutilizzo in una pluralità di contesti. Dopo la prima apparizione nel testo di Bossuet (1738), la testatina riappare nelle Antichità di Aquileia di Giandomenico Bartoli (1739, p. 417) e nelle Poesie varie nel solenne sposalizio di sue eccellenze il signor Andrea Pisani e la signora Marina Sagredo di Giovanni Cattini (1741, s. p.,), testimoniando la versatilità e adattabilità della gradevole immagine messa a punto da Piazzetta.

1 Sul tema del rapporto tra Piazzetta e l’editoria vedi, in generale, Venezia 1983, in part. i saggi di George Knox (pp. 54-57, 70-77), Sergio Perosa (p. 66), Carlo Ossola (pp. 67- 69), Loris Premuda (p. 78), Lino Moretti (pp. 79-82) oltre a quello, citato più oltre, di Mario Richter.

2 Richter 1983, pp. 63-65.

3 I disegni 1969, p. 42, cat. 51 e fig. 51.

4 Vedi, ad es., quelli della Fondazione Cini, riprodotti in Venezia 1955, cat. 79 (come Pietro Longhi) e 71; Venezia 1963, cat. 56, 54 e Paris 1971-1972, cat. 41, e lo studio di Washington, National Gallery of Art, Julius S. Held Collection, Ailsa Mel- lon Bruce Fund, 1984.3.22.

5 Richter 1983, p. 64.

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